Se fossimo chiamati a ricordare ciò che caratterizzò principalmente la vita di Carlo Pedenovi, credo che molti di noi lo rammenterebbero nella sua attività di alpinista. Ma, la sua attitudine non fu solo questa, non si limitò alla qualità delle scalate in montagna, poiché fu altrettanto valida la sua produzione artistica, che quasi parallelamente ne condizionò lo spirito, rappresentando il mezzo espressivo con il quale, forse, riusciva a eternare e concretizzare questa sua passione.
Le opere di Pedenovi hanno qualcosa di arcaico e di misterioso. Esse sono ridotte a quell’essenzialità che appartiene a chi possiede la chiarezza della progettazione, a chi sa collocare i suoi prodotti artistici all’interno di una tradizione che non può essere considerata solo modello, ma anche una ricerca da portare avanti instancabilmente. La sua produzione alterna pittura e scultura, insistendo su alcuni temi (i cavalli, i ritratti, le vele, gli abitanti delle montagne), ma, mentre nell’opera pittorica le tensioni spaziali e strutturali sembrano placarsi, come se fossero avvolte in una bruma che tende a contenere le figure per trasformale in ectoplasmi per i quali viene annullato ogni rapporto con il tempo, nella scultura egli raggiunge esiti di altissima espressività.
Nelle sue composizioni plastiche, sempre rigorosamente organizzate in ritmi lineari molto nitidi, l’immagine diventa struttura. Il suo stile, soprattutto nelle opere non prettamente ritrattistiche, nelle quali si intuisce una ricerca di equilibrio protorinascimentale di martiniana memoria, è estremamente dinamico e la descrizione del profilo diventa un tema dominante. La forza della linea determina una composizione limpida, scandita da un ritmo che si impone e diventa omaggio alla storia dell’arte. Il chiaroscuro che talvolta divide nettamente le superfici delle sculture giunge dalla rielaborazione della monumentalità antica, dal pacato incedere dei kouroi arcaici. Essi, assunti a simbolo generico del lavoro dello scultore, nell’idea conclusiva di Pedenovi, si alleggeriscono staccandosi dalla materia e divengono trasfigurazioni collocati in un eterno presente, trasfigurazioni che si caratterizzano per l’intensa forza lirica dell’immagine e, appunto, per l’essenzialità della forma.
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