Simone Fontana è un giovane pittore valenzano. Ha già
esposto in alcune rassegne collettive, e il suo lavoro non è mai passato inosservato, suscitando curiosità e interesse. La sua attività artistica è tesa alla rappresentazione
realistica di frammenti di paesaggio. Egli è come se osservasse dei particolari
naturalistici con una sorta di cannocchiale, un oggetto puramente mentale che
gli permette di soffermarsi su particolari che, assai spesso, il nostro occhio
finisce per archiviare, facendoli diventare invisibili.
Alla luce di questa riflessione, seguendo una volontà
“aristotelica” tesa alla catalogazione, Fontana potrebbe essere inserito
genericamente nell’ambito dell’iperrealismo. Ma senza dubbio questa “etichetta”
limiterebbe la portata del suo lavoro. Nella sua rappresentazione verisimile
della realtà vi è sempre qualcosa di strano, un particolare che diventa via via
più evidente, fino a farlo diventare un segno distintivo della sua opera. Lo
spazio naturale di Fontana è contaminato dallo scarto umano, è inquinato da un
rifiuto plastico, una bottiglia trasparente che si mimetizza con la natura. Ciò
sembra invitare a almeno due riflessioni. La prima, forse più banalmente
ecologista, porta il suo lavoro all’interno del dibattito che ruota intorno al
rapporto tra sostenibilità e sviluppo; il secondo, più propriamente estetico,
ci fa capire che il suo scopo pittorico non verte sulla riproduzione dell’oggetto,
ma sull’immagine che si ha di esso. L’oggetto diventa un espediente per
stabilire in che modo possano convivere colori e trasparenze, e come possano
queste immagini diventare paradossi capaci di rendere allegoricamente la
solitudine degli uomini e delle cose.
L’atteggiamento di Simone Fontana
appare estremamente moderno. Egli è autore di una pittura piacevole e
intrigante, che pur riflettendo i dati visibili del mondo, tende ad abitare una
dimensione lontana dal tempo della cronaca, in cui gli uomini e le cose della
realtà perdono il loro nesso logico, assumendo l’aspetto enigmatico del
simbolo. Ciò che si osserva nei suoi quadri è lo sfondo di trame sconosciute,
sconosciute allo stesso autore, che si fa portavoce dell’ineffabile.