Uno dei lavori più interessanti proposti dl drappello di
artisti che hanno ripensato all’opera di Morando è sicuramente quello di Nadir
Montagnana. Dal punto di vista estetico si nota come le sue striature lineari
riescano a comporre un’immagine che è in grado dialogare con la produzione
“sacra” di Morando. Per questo lavoro Montagnana compie un’operazione di grande
acume, allungando i suoi segni fino a evocare una figura che ricorda proprio il
San Giorgio di Morando.
Il riferimento a Montagnana ci permette così di riflettere
sul valore religioso dell’opera di Morando. Probabilmente, questo tipo di
atteggiamento è più marcato di quanto non possa apparire a un primo e sommario
esame del corpus pittorico morandoiano. Egli esprime una religiosità popolare,
per certi versi ingenua, lontana dalle grandi speculazioni teologiche. Egli si
comporta come un pittore della Controriforma il cui interesse principale è
quello di garantire la leggibilità del messaggio evangelico. Morando, in questo
senso, è allora l’erede di una tradizione che affonda le sue radici nell’arte
popolare, in particolare in quella della cultura medievale. In questo senso
possono trovare una chiave di lettura le spigolosità prive di grazia delle sue
figure: esse risultano assai vicine a quei modelli scultorei o pittorici che
proponevano in sintesi le parole dei testi sacri, che garantivano ai semplici
(di cui il mondo del pittore alessandrino è pieno) la possibilità di
appropriarsi dei contenuti minimi del cristianesimo.
L’immediatezza e la schiettezza della sua produzione
religiosa non destava problemi di sorta, egli centrava immediatamente il
messaggio da elaborare in chiave religiosa. A conferma di ciò vi è l’ episodio
della vittoria di Morando, con un suo Presepio, della Mostra Nazionale di Arte
Sacra che si tenne in Alessandria nel dicembre 1949. È vero che la mostra fu
fortemente condizionata da censure e che Morando fu solidale con gli esclusi,
ma non ritirò la sua opera. Con quel tipo di giuria, probabilmente, Presepio
avrebbe retto il confronto anche con gli altri lavori e sarebbe risultate la prescelta. Il motivo
sta proprio nel fatto che essa era più vicina a quella visione che non gradiva
l’interpretazione artistica dei fatti religiosi, ma, preferiva il racconto di
essi, nell’ottica della semplicità.