La motivazione alla base di questa piccola rassegna è sostanzialmente quella di continuare a mantenere viva la memoria presentando dei lavori, possibilmente inediti, di Enrico Colombotto Rosso. In questi termini, la sede di Villa Vidua di Conzano (che Colombotto Rosso definì “un punto di arrivo”) si accinge a diventare luogo privilegiato in tal senso, con l’intenzione di proporre con appuntamenti più o meno fissi, testimonianze della poliedrica attività di questo autore.
Nel 2008 Piergiorgio Panelli completò una propria silloge di componimenti poetici. Era un periodo difficile della sua esistenza, durante il quale senti l’esigenza di descrivere queste sue sensazioni avvalendosi anche del testo poetico, oltre che di quello pittorico, più tradizionalmente legato alla suo modo di esprimersi. Trascinato da un sincero legame di amicizia chiese a Enrico Colombotto Rosso di illustrare alcuni suoi testi: alla fine nacque questa raccolta di quindici chine che offrono un’interpretazione ulteriore a i versi di Panelli.
Oltre al valore estetico di questi lavori è opportuno sottolineare che ogni disegno si connette perfettamente al testo di Panelli. L’operazione di Colombotto Rosso non fu “di maniera”, egli produsse qualcosa che si legava indissolubilmente al testo e che faceva emergere quegli aspetti più cupi del momento immortalato da Panelli, aspetti rinchiusi tra le pieghe delle parole, che il pittore torinese è riuscito a cogliere grazie alla sua straordinaria sensibilità.
Questi lavori potrebbero essere fruiti anche se separati dal testo per il quale nacquero, ma, nonostante tutto, perderebbero parte della loro forza, di un’energia che riesce a spiegarne tutta la grazia oscura e goyesca; questi lavori non perderebbero nulla della loro bellezza anche se dovessero essere osservati separatamente, ma sicuramente diventerebbero simili a esercizi di stile, frasi compiute che però non riuscirebbero a completare il senso di un discorso più ampio.
Forse, anche sulla scia di questa esperienza, Colombotto Rosso cominciò a lavorare all’illustrazione dei “Fleurs du mal” di Baudelaire. Ne venne fuori un libro di alcune centinaia di pagine in cui egli raccoglieva frammenti di versi del poeta francese e ne mostrava un significato, proprio attraverso i suoi disegni. Forse un piccolo testamento spirituale che potrebbe offrire un ultimo dato di interpretazione alla genialità dell’ultimo surrealista.
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