Il fatto che la provincia di Alessandria sia stato un importante crocevia culturale è testimoniato dalla presenza di una cospicua serie di opere d’arte. Spesso legate a importanti committenze, molte di esse hanno definito il carattere di un territorio diventando parte di un tesoro del quale si ha notizia ma che raramente può essere fruito. L’altro problema è legato invece al restauro poiché vi sono moltissime tele che sono ormai il “fantasma” di ciò che erano, bisognose di un salvataggio che le possa riportare allo splendore di un tempo. È chiaro che questo tipo di lavoro necessita un grande sforzo di volontà da parte delle istituzioni, uno sforzo che si concretizzerebbe nell’investimento di una certa quantità di denaro che non risulta al momento giustificabile.
La mostra novese “Tesori Sacri dalla collezione civica” sembra collocarsi controtendenza per il fatto che presenta alcuni lavori realizzati tra ‘600 e ‘700 che sono stati recuperati attraverso un importate restauro. Si tratta di un grande telero realizzato negli ultimi anni del XVII secolo da Raffaele Badracco che rappresenta l’allegoria dell’istituzione dell’Eucarestia e di un opera di Giovanni Battista Chiappe che raffigura il mistero della Santissima Trinità. Queste due opere sono il fulcro di una esibizione di grande interesse storico e artistico. Esse rappresentano, insieme agli altri sette grandi impianti pittorici, l’importanza di un tessuto urbano fatto di luoghi dedicati al sacro e alla preghiera che nei secoli precedenti caratterizzavano l’area cittadina di Novi. È dunque in questi termini che è necessario percepire queste testimonianze che ci dimostrano la forza di un’istituzione che non lesinava a investire i propri beni liquidi per continuare a ribadire la propria grandezza.
Probabilmente è il grande quadro di Bernardo Strozzi “il Beato Salvatore da Horta benedice gli infermi” a rivestire la maggior importanza in questo senso. Esso è infatti l’esempio dell’intervento di un grande maestro di caratura internazionale per un convento novese. Si tratta di un dipinto dal vago sapore caravaggesco dominato dalla figura del cappuccino che sembra avanzare tra i malati. Presentata quasi vent’anni fa a Genova, l’opera torna alla fruibilità insieme a una tela di Gian Lorenzo Bertolotto raffigurante la Crocifissione con i santi Sebastiano e Rocco e la città di Novi sullo sfondo, restaurata, studiata e presentata al pubblico per la prima volta in questa occasione. A questo va aggiunto l’intero apparato decorativo degli altari della Chiesa della Santissima Trinità con le pale degli altari di Giovan Battista Chiappe e di Francesco Campora.
Il Mistero della Santissima Trinità del Chiappe è l’altra opera sulla quale si è intervenuti con un restauro conservativo che restituisce l’opera alla città proprio in occasione di questa mostra: l’intervento molto complesso per la delicatezza della materia utilizzata dal Chiappe e sua caratteristica pittorica, è stato portato a termine riuscendo a rimanere in prima tela.
A queste pale della Trinità si unirà un grande dipinto raffigurante Santa Chiara che scaccia i Saraceni anch’esso di Gio. Raffaele Badaracco originario dell’omonimo Monastero delle Clarisse, attualmente presso la Biblioteca Civica che, proprio grazie a questa mostra è stato studiato.
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