Confrontata con i lavori di qualche anno fa, l’attuale
produzione di Enrico Francescon risulta decisamente più “leggera”. I cementi
,realizzati durante il precedente decennio, erano evidentemente più legati alla
componente materica e si caratterizzavano come esplicitazione di una forza
tellurica che determinava una percezione di decisa corporeità.
Gradatamente ridimensionata questa esigenza, Francescon ha
cominciato a ricondurre i suoi lavori in un ambito di maggiore essenzialità
giungendo addirittura all’eliminazione della materia nella serie degli
acquerelli. In questi, su sottilissime
stesure monocromatiche, sono tracciati dei segni che insistono sulla
rielaborazione di evidenti forme geometriche. Se poi si dovesse cercare una
costante nel lavoro di Francescon, essa apparirebbe nel dato evidente della
pressoché continua citazione del quadrato. In generale, si tratta di una figura
dalla ricca simbologia, da mettere in relazione la terra, alla conoscenza
razionale. Francescon lo identifica invece come elemento equilibrio, che,
internamente alla sua opera, gli evita di far prevalere una dimensione
all’altra.
In realtà, escludendo dalla riflessione la serie degli
acquerelli, altro elemento che caratterizza l’arte di Francescon è la
profondità. In tal caso il quadrato si trasforma in un cubo – o almeno in una
sua porzione – e finisce per consolidare la componente costitutiva della sua
poiesis. La materia occupa quindi parte dello spazio emergendo compattamente
dal fondo e, in particolare in certi lavori, assume una connotazione organica,
simile a un magma ribollente bloccato in un preciso equilibrio di forze. Al
contrario, nella sua produzione scultorea tout court, Francescon insiste sulla
compenetrazione di forme, creando delle piccole strutture che si sviluppano
verticalmente. A ben guardarle esse sono un ulteriore sviluppo della
riflessione segnica sulla quale sembra si stia direzionando la ricerca di
Francescon. Infatti, le piccole composizioni plastiche sono riconducibile a una
base astratto/geometrica nella quale la figura subisce un controllo fortemente
impostato sul segno, segno che, come si è detto, rappresenta la base per l’affermazione di un
canone dagli imprevedibili sviluppi costruttivi.
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