C’è un bellissimo libro di Simon Shama che spiega come la ricchezza, cessata di essere fine a se stessa, si trasmuti in arte. Lo studioso inglese ha formulato questa ipotesi in realazione alla situazione che si era creata nell’Olanda del XVII secolo, ma il riferimento potrebbe estendersi a tutti quei microcosmi nei quali singoli comportamenti si amalgamano nella mentalità collettiva.
A Valenza è successo qualcosa del genere: dopo aver costruito delle ricchezze attraverso l’utilizzo artistico/artigianale dei materiali preziosi, qualcuno ha cominciato a acquistare opere d’arte. È difficile stabilire quale autentica esigenza si nascondesse dietro il moltiplicarsi delle collezioni, ma, in ogni caso, ecco che si afferma una volontà di investire in un piacere edonistico, un piacere che fa cresce anche la volontà di conoscenza, fa intervenire esperti e galleristi che garantiscono alla città una costante presenza di opere realizzate dai massimi artisti di varie epoche.
Ovviamente quelle opere sono di fatto invisibili ai più, si sa che esistono, talvolta sono prestate per essere esposte, come è avvenuto nelle sale di villa Scalcabarozzi. In questo caso si ha un’idea tangibile della qualità e quantità di queste collezioni. Esse si sono indirizzate alla raccolta di opere di grande pregio accanto alle quali non mancano veri e propri capolavori; insomma, è stato messo insieme un piccolo percorso che garantisce una quasi completa visibilità degli sviluppi artistici italiani (e in parte internazionali) dalla fine dell’Ottocento alla più recente attualità. È una mostra che suscita curiosità e appassiona, che costringe a spostarsi nelle varie epoche facendo comprendere come possa cambiare il gusto della società e il modo di approcciarsi alla realtà degli artisti. È chiaramente difficile enucleare come migliore di altri un nome o un periodo, credo si tratti di questioni fortemente personali, perché ogni autore o periodo presentati meriterebbero la medesima attenzione. In un banale tentativo di identificare qualche opera in particolare, si può dire che vi sia una sala dedicata all’Ottocento da antologia (con lavori di De Nittis, Boldini e Morbelli), che il Novecento sia rappresentato da opere di grande valore estetico (di Fontana, Corpora, Mathieu, tra gli altri) e che i lavori di Spoerri e Kounellis siano decisamente significativi per rappresentare le ultime tendenze dell’arte.
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