martedì 7 ottobre 2014

i vescovi di enrico de benedetti

Di fronte all’opera di Enrico De Benedetti si resta sempre piacevolmente spiazzati. Questo avviene soprattutto quando si conosce tutta la sua produzione, la sua evoluzione, i suoi cambiamenti che, solo apparentemente, sembrano distaccarsi completamente rispetto a ciò che era stato fatto in precedenza.  L’ultima fase della sua produzione si incentra su una ricerca di tipo figurativo nella quale l’artista riflette sulla struttura della figura umana. Questo, in estrema sintesi e in maniera molto generica, potrebbe spiegare lo spirito di questo momento del suo lavoro. Ovviamente non è solo così. Infatti, la figura umana che De Benedetti sceglie di analizzare è quella più complessa che ci giunge dalla tradizione cristiana, è la figura del vescovo, del santo che indossa i paramenti episcopali e si staglia su compatti fondi monocromatici.



Si potrebbe parlare di “arte sacra”, ma anche in questo caso si limiterebbe il discorso a un solo aspetto di questa produzione. L’elemento sacro è quello che si può notare a un primo impatto, quello che percepiamo perché ce lo portiamo dietro culturalmente per essere immersi nel Cristianesimo, come aveva affermato Benedetto Croce. Per De Benedetti si tratta di un punto di partenza sul quale inserire gli aspetti di una riflessione estetica più complessa, più ricca. Per esempio, l’elemento grafico/simbolico che di pone in rapporto dialettico con le immagini vescovili sembra ricalcare le punzonature delle aureole medievali, dilatando così una decorazione che era contenuta in ben precisi e delimitati spazi circolari. Oppure, la tridimensionalità degli spazi è rimarcata dall’inserimento di elementi decorativi – lettere dell’alfabeto, lastre metalliche, pietre trasparenti – che sembra rielaborare gli esiti della pittura bizantina.




De Benedetti crea delle strutture complesse nelle quali la decorazione non è mai secondaria rispetto al soggetto e viene utilizzata all’interno di un processo si trasfigurazione simbolica del tema centrale. I più semplici elementi geometrici non determinano mai delle composizioni astratte, mantenendo invece costante il contrasto tra il naturalismo delle immagini dei vescovi e il decorativismo delle ambientazioni.


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