La particolarità dell’ultima produzione di Luigi Boille è
determinata dal fatto che il segno che emerge dal fondo dei suoi supporti
sembra alimentare la percezione di una vita prettamente pittorica tutta interna
all’opera, un dinamismo organico che fa di tutto per emergere e affermarsi come
“centro di una rappresentazione”.
Fatta questa premessa, si prende atto di una conseguenza che
si determina e che insiste su due variabili: da una parte il dinamismo della
costruzione, dall’altra l’attenzione al segno come modo concreto di non perdere
un contatto con il reale. La consistenza spaziale e la resa segnica di Boille
rendono a chi osserva una sua tela o un suo foglio, l’idea per cui non conta –
come invece avviene nell’informale – la materia, o meglio, la riduzione della
tela alla propria materia pittorica. Interessa invece una determinata
percezione, una suggestione della materia che dà al segno una possibilità di
essere inteso come immagine.
Se è vera questa presunta corporeità del segno che emerge
dalla tela come un’isola nell’oceano, è anche vero il riferimento di labilità,
di dinamica, dei limiti di spazio e di tempo a una visione corporea della
vicenda che la sequenza dei lavori di Boille, quasi delle variazioni di uno
stesso tema, insegnano.
Il colore che ogni tanto appare come compatto sfondo di
alcune carte, risulta essere la memoria delle pitture che Boille aveva
realizzato durante gli anni Sessanta. Esso rimane come una citazione quasi a
attenuare la pressione della superficie (non)dipinta, che però fa intuire la
possibilità di combinare il segno con lo spazio in infinite tipologie,
attraverso un modo differente rispetto a quello che avviene sulla superficie
dipinta. Il pittore romano traduce l’esperienza percettiva nella sua pittura e
lo fa attraverso una sorta di lenta appropriazione di “altro”, cioè di elementi
che derivano da combinazioni di fenomeni formali, cromatici e ritmici. L’opera
di Boille è una rappresentazione che dall’immagine arriva al corpo. Egli
articola i suoi lavori in maniera assai fresca e espressiva, secondo una solida
vivacità di fondo che pervade anche questa serie di lavori realizzati intorno
al 2010.
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