Uno stile particolare, uno stile fatto di oggetti che si
ripetono, che ritornano in molte composizioni e che creano un universo di
fantasie richiuse all’interno dello spazio ben determinato del foglio o della
tela. In fondo, il mondo di Francesco Casorati è questo, un mondo immerso in
una sua personale immagine di natura, fatto da paesi di case squadrate chiusi
da un mare solcato da bastimenti. Si
nota una certa ironia nelle sue opere grafiche, disegni e acquerelli, e negli oli, un’ironia
sottile che appartiene totalmente anche - e soprattutto – al personaggio Casorati.
Quando il pittore si raccontava si scopriva la forza della sua arte,
un’arte giocata sul filo sottile della poesia, fatta di sospensioni di tempo e
di situazioni assolutamente interiori.
Molti hanno definito Francesco Casorati un “pittore di
favole”, insistendo sull’aspetto più narrativo e fantastico del suo
lavoro. In effetti, buona parte dei suoi soggetti induce a pensare che ci si possa
trovare di fronte qualcosa che sfugga alla logica e alla razionalità, ma è la
forza della costruzione dell’opera d’arte, cioè il collocare ogni elemento
nella giusta posizione, a detenere una
consistenza tangibile, una visibilità che inserisce i suoi soggetti all’interno
di una struttura equilibrata e regolare.
L’inserzione del colore, la sua apparizione all’interno
delle opere, è altrettanto meditata. È soprattutto la forza di una singola
cromia a spingere l’osservatore a percepirla come frattura nella composizione e
a notarla in quanto colore. Secondo Casorati non è necessario riempire lo
spazio di tinte differenti per estrapolare la forza del colore: esso è molto
più evidente se tracciato all’interno di una monocromia. Alcune incisioni sono utili per comprendere l’idea di Casorati di colore: a volte una sola linea
rossa, sinuosa, spicca nel nero
dell’acquaforte e appare come colore assoluto, a prescindere dal pigmento.
Un altro elemento interessante dell’opera di Francesco
Casorati è la scrittura. In alcuni suoi lavori essa appare come sfondo, come
elemento che circonda l’immagine. Essa non comunica nulla, in quanto ripulita
di significati. Al pittore non interessa adoperare la scrittura come mezzo
tradizionale di rapporti, ma come espediente grafico, come determinazione
calligrafica che fuoriesce dalla matita e si genera come segno e non come suono.
“Finzioni della realtà” fu il titolo quanto mai appropriato di una mostra di qualche anno fa che mai
come in quel caso aiutava a comprendere Francesco Casorati. Infatti, in una risposta
data a Adriano Benzi, egli chiariva il significato di questi due termini e la
loro possibile applicazione artistica, fingendo di essere un ingegnere che
progetta le cose e un artigiano che le costruisce, macchine immaginarie
inserite in contesti al limitare della realtà.
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