Bruno
Aller è uno dei più importanti maestri dell’astrattismo contemporaneo. Il
lavoro di Aller ha una conduzione
rigorosa, quella di “un artista intellettuale che si interroga sull’essenza
dell’arte, senza che il pensiero soffochi la creatività e il gesto” (Simona
Pandolfi). Essa parte da una riflessione sulla forma, una forma che talvolta
appare disarmonica ma che è la base per la creazione dello spazio pittorico in
cui essa compare.
Continuando in questa direzione, la forma elaborata da Aller
ha una valenza progettuale precisa, ma si avvale anche di quello che egli
definisce “valenza emozionale”. In tal modo il maestro romano costruisce un
impianto segnico e cromatico che a tutta prima risulta chiuso, finito, ma che
invece lascia delle sezioni che sono degli autentici punti di fuga attraverso i
quali l’opera potrebbe continuare, o meglio, ricominciare a manifestarsi in un
continuo divenire.
In questo modo la pittura di Aller diventa per l’osservatore
un luogo di riflessione: l’opera è ipoteticamente in continua crescita, e in
questo modo anche il fruitore assume su di sé la possibilità di crescere e
modificarsi, e proprio attraverso il combinarsi di queste due azioni può
contribuire, anche in piccola parte, a modificare il mondo.
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