È un tipo di pittura che sicuramente colpisce l’immaginazione di chi le osserva. Le sale di Villa Vidua, dimora signorile di fine Settecento, si riempiono delle tinte romantiche di Ermanno Barovero, un artista capace di rappresentare l’essenza della natura. Infatti, nella sua pittura c’è qualcosa che sembra appartenere all’estetica del sublime, si intravede la volontà di interpretare un tema che affonda le sue radici nella tradizione pittorica più antica, facendo riferimento a precisi condizionamenti contemporanei. Ne esce una serie di opere dal forte carattere tonale, nelle quali l’elemento naturale si confonde, creando una struttura che emerge su un’affiorante ossatura materica.
Il percorso della mostra è stato organizzato in due sezioni. Un primo gruppo di opere sembra legarsi alla rappresentazione visionaria di sconvolgimenti tellurici da alba del mondo. È il rosso a dominare in queste opere, un rosso che evoca la poesia di rappresentazioni atmosferiche estreme, potenti tramonti che colorano l’aria, che si impongono come fenomeni collocati su spazi senza confini. Lo spazio acquisisce un valore non plastico o pittorico, ma metafisico. Lo spazio è così un valore in sé che appartiene solo vagamente alla natura oggettiva, ma si afferma come esplicitazione di esperienza interiore dell’artista: esso, più che il riflesso, ne è la forma sensibile.
Nessuna figura umana, come nota il curatore Giovanni Cordero, una mancanza meditata che permette allo spazio di dissiparsi, di entrare a contatto con l’abisso, con la lontananza. I quadri di Barovero sono intensamente silenziosi, ma è un silenzio carico di messaggi profetici, come pronunciati da un oracolo. Il messaggio portato dal quadro assume dunque un suo significato più completo se si comprende che la luce, la forma, il colore sono ingredienti che incidono pesantemente sulla connotazione spirituale di questi lavori.
L’altra sezione risulta più pacata, con visioni acquatiche di stagni e di ruscelli. Le metamorfosi subite da questi spazi sono il risultato di una sensibilità dove si ribadisce la tendenza di osservare “l’aperto”, ”l’irregolare”, insomma tutto ciò che rappresenta la libertà vitale dell’acqua. Il movimento leggero che si intuisce osservando questi lavori, è carico di seduzione. Si percepisce un amore per la natura di tipo sensoriale che si impossessa dei dati percettivi amplificandoli, modificandoli. Queste opere fanno intuire la volontà di un ritorno a una realtà che si raggiunge con mezzi prettamente sensoriali. È chiaramente ancora una volta una rappresentazione fortemente soggettiva in cui Barovero prende coscienza di una natura che aiuta l’uomo a compiersi come parte dell’universo.
La pittura di Barovero esalta l’immaginazione, la trascina lontano, in spazi inaccessibili. Il cielo, come l’acqua, le nuvole, la terra sono gli elementi preferiti di questa fase pittorica. Egli è attratto dall’immensità priva di limiti, dalla luminosità atmosferica carica di vapori, percepita con tutti i sensi, per tentare di condurci a contemplare ciò che non può essere descritto.
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