Ettore Consolazione è uno dei più importanti scultori autori
di monumenti italiani attualmente in
attività. La sua concezione artistica è ben salda e può essere intuita
attraverso la considerazione di almeno due piani di sviluppo. Il primo,
prettamente visivo, mette i suoi lavori in relazione con lo spazio che li
circonda. Il metallo diventa l’interlocutore di un dialogo continuo con la
realtà, affermando una propria identità visiva che determina una novità nella
fruizione dell’area cui la scultura si sottopone. L’ambiente con il quale
l’oggetto si confronta risulta trasformato in una piccola porzione di spazio
carica di dramma, configurata in una sua eterna istantaneità.
Il secondo livello di sviluppo è prettamente materico.
Consolazione porta la materia a definire una struttura che si lega alla
reiterazione di un modello estetico/spirituale che affonda le sue radici
nell’antico. Il bronzo rappresenta proprio la volontà di riferirsi alla
tradizione, alla valorizzazione di un’azione che nella mente dello scultore
prende corpo per gradi, fino a diventare una manifestazione di quell’immagine
che inizialmente appariva esclusivamente come sospensione poetica.
La fase progettuale, rimandando a un’idea ben solida nella
critica, potrebbe già avere una sua completezza, in quanto Consolazione, anche
a livello di bozzetto, propone ciò che diventerà scultura monumentale in modo
già vitale e poetico. La sua elaborazione ha anche in questa fase un qualcosa
di totale che, inoltre, riesce a chiarire altri aspetti del suo lavoro. Egli
elabora non più solo teoricamente il colore, insiste con materie malleabili
combinando insieme carta e legno, arrivando a proporre un rapporto diretto tra
artista, opera e fruitore. Le sue opere – che solo in seguito e spesso non
necessariamente saranno tradotte in bronzo – sono disposte sulla parete
elaborando gli elementi costitutivi in modo emozionale, quasi a voler offrire
la possibilità di una visone dall’alto, un punto di vista “altro” che conduce
l’immaginazione dell’osservatore a confrontarsi con una fase dell’elaborazione
dell’artista. In questo caso, l’opera è la miniatura di una grande
installazione, ovviamente non più legata al concetto di strutturazione
architettonica che invece appartiene all’opera che si realizzerà, denunciante
la volontà dell’artista di rifiutare una situazione emotivamente stabile nella
quale l’immagine diventa struttura.
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