giovedì 5 giugno 2014

disegni, acquerelli e incisioni di franco bruzzone

Franco Bruzzone è uno degli esponenti più importanti di quella che potrebbe essere pensata come una “scuola” segnico/informale genovese. La sua personalità si definisce alla fine degli anni Cinquanta. All’epoca egli era reduce da un incidente che lo aveva tenuto a letto per un po’ di tempo e stava sperimentando il suo modo di affrontare il discorso artistico. All’epoca egli era molto affascinato dell’esperienza espressionista – in particolare, ricorda l’autore, dai colori di Kirchner – e, per poter osservare dal vero i lavori di quei pittori, andò a visitare la mostra sulla pittura tedesca a Milano. Fu proprio in quel momento che Bruzzone fu colpito dalla bellezza di certi acquerelli di Kandinskij, dai lavori di Klee, una bellezza sulla quale cominciò a meditare e dalla quale sortirono le opere che oggi permettono di percepire il rigore e la coerenza della ricerca che ha condotto successivamente, cioè i cosiddetti “personaggi” e gli “oggetti/fiore” che si dispongono a comporre strutture fantastiche e stranianti.




In effetti, soffermandosi su quei lavori, si percepisce qualcosa del segno dei grandi astrattisti attivi nella Germania degli anni Dieci; ciò avviene quando Bruzzone elabora il suo discorso impostandolo graficamente, insistendo con l’inchiostro e riempiendo certe campiture con l’acquerello. C’è però una forza misteriosa che fa crescere quelle figure, una forza che sembra provenire addirittura dalla carta – un tempo bianca, ora naturalmente invecchiata da sembrare un supporto inciso –  una forza che si accumula e si distende, che allarga i segni e li compatta. Sono fogli regolati da segni geometrici che si ripetono ma che si aprono a continue variazione illusionistico/visive. Bruzzone, ovviamente non si fermò a queste carte, proseguì il suo discorso evolvendo e controllando quella forza. È però oggi interessante poter osservare, almeno relativamente all’opera incisa, lo sviluppo creativo dell’artista, dal basilare momento iniziale fino agli anni più recenti, che dimostra come la crescita del singolo avvenga anche grazie a eventi collaterali che talvolta capitano imprevedibilmente. Saperli accogliere li fa diventare momenti importanti in grado di far riflettere e di modificare un sistema acquisito, mantenendo però intatto quel “rigore” che restituisce senso di coerenza e bravura.


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