Quando si fa riferimento al ritratto ciascuno di noi ha bene
in mente che cosa voglia dire. In sintesi, ritrarre significa per lo più
riprodurre dal vero le sembianze di una persona. Si tratta di un dato di fatto,
e noi osservatori, come prima cosa, a causa di un consolidato schema mentale,
siamo indotti a cercare nell’immagine, come prima cosa, la somiglianza con il
modello, spesso giudicando la bontà dell’opera in questi termini.
Simone Pizzinga, giovane artista emergente casalese, compie un’operazione diversa. È come se
immaginasse l’infinita possibilità di produrre ritratti identificando ogni
persona come un possibile soggetto. Egli ragiona in una dimensione globale,
osservando il macrocosmo delle nostre esistenze, dichiarandoci “folla” e
inducendo su di noi, sul nostro incedere, sul nostro esistere. Ma ecco che il
campo comincia a restringersi, l’individuo viene isolato, sempre di più.
Dapprima esso è ancora riconoscibile, poi diventa dettaglio, e alla fine
dell’indagine il particolare è talmente ravvicinato da diventare astrazione.
Oltre al valore estetico, l’opera di Pizzinga risulta
estremamente elevata anche su piano tecnico. L’artista, forte di una solida
preparazione grafica, procede per passaggi. All’inizio vi è la realizzazione
dell’icona, poi la stampa su pellicola in un secco bianco/nero, quindi la posa
su supporto cartaceo e l’ombreggiatura con acquarello, infine la stesura
dell’acrilico, stesura capace di accentuare l’effetto di profondità dell’opera.
Altro particolare che viene sottolineato dalla critica è il
fatto che la composizione del ritratto sia demandata a una costruzione in più
parti. Frammentarietà dell’essere, difficoltà di relazionare con se stessi e
con gli altri, ecco quali sono i punti di un’analisi che cerca di penetrare
l’essere vivente nella sua anima, che cerca di individuare il carattere
peculiare dell’individuo nel fatto di essere ibrido, di essere formato da parti
che si compongono e si scompongono a seconda delle situazioni e, di volta in
volta, offrono soluzioni diverse, dimostrando l’adattabilità dell’uomo alle
difficoltà e alle crisi cui è continuamente sottoposto.
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