Solitamente la pittura realistica, in particolare quella su
ampi formati, deriva per linea diretta dalle proporzioni scalari e dalla
capacità indagatrice del mezzo fotografico.
Questa rassegna sul realismo è una
summa di come ci si possa approcciare proprio al realismo attraverso differenti
modi di ricerca, anche senza fare entrare in ballo tecniche meramente
analitiche, dedicandosi più da vicino a seguire le reazioni dei segni e dei
colori, spesso ridotti a poche e diafane presenze.
Questi modelli estetici risultano favorevoli a produzioni di
superfici spesso dilatate e meticolose. In questo modo l’istantaneità delle
scene dipinte prolunga nel tempo il percorso di composizione formalizzante dei
soggetti. Gli artisti (Elisa Muliere, Serena Laborante, Isabella Orlando,
Simone Fontana e Simone PIzzinga) rivelano i contenuti umani stendendoli
sottoforma di linguaggio, di sintassi primigenia.
Si tratta di approfondimenti
che prendono spunto da situazioni reali. I volti sono scomposti, oppure
emergono da un cupo fondale nero o mancano quasi del tutto, lasciando spazio a
simulacri o segni espressionisti o evocazioni di presenze.
I pittori utilizzano supporti differenti per ottenere i
riflessi di un piano visivo che finiscono per esaltare ogni cosa e poi, a tempo
di sguardo, mantenere impresse porzioni di mondo. Ovviamente si tratta di
segmenti visivi staccati, assolti e estranei, rispetto a possibili reazioni con
il Resto. Però, le opere restano sempre parcelle di Vero, tasselli di vita
parallela da poter indagare e apprezzare.
Nessun commento:
Posta un commento