Enzo Esposito è uno dei più interessanti artisti astratto/materici attivi nell’Italia meridionale. Nella sua opera si odono gli echi di varie esperienze estetiche, soprattutto quelli dell’Espressionismo astratto, rielaborato con una cromia decisamente più ricca, più calda, più mediterranea. Nei suoi lavori si assiste al pulsare della materia, attraverso dei segni che connotano fortemente la sua tela. Sono campiture di colore tracciate con vigore, aree che lasciano intuire dei “paesaggi”, delle strutture urbane immerse in una luce potente che le confonde. È una luce che le rende quasi invisibili, palpitanti nel loro disgregarsi negli sfondi, sfondi che a loro volta sembrano avvinghiarsi alle strutture segniche poste in primo piano, per creare una sorta di impressione mnemonica che identifica un frammento di percorso attraverso il mondo.
C’è qualcosa di particolare in queste pitture, qualcosa che sembra voler accogliere l’osservatore, che desideri farlo entrare a contatto con una realtà interiore che sembra voler essere esplicitata senza riserve. Esposito non si cela dietro a un’allegoria, non si pone nell’ottica di voler nascondere l’autentico significato della sua opera. Egli si cimenta con la rappresentazione di un processo che tende solamente a trasfigurare una propria esperienza di vita. Esposito crea delle luminescenze ectoplasmatiche che si richiamano a emozioni dalle quali l’autore è completamente pervaso. Nelle sue opere si concretizza l’esperienza di un corpo a contatto con il mondo, un corpo che deve fare continuamente i conti con la propria memoria per dimostrare di essere ciò che è. Allora si fa spazio un’intuizione dalla quale ricaviamo la sensazione di un piacevole distacco, di un procedimento di purificazione che identifica l’artista con una guida che sembra volerci condurre a afferrare il senso della concretizzazione di un sogno. Gli spazi che egli ci offre sono il saggio di un’ineffabile spiritualità che ci trattiene a contemplare il nostro essere. È però un essere che talvolta vuole sfuggire alla sua condizione di potenziale eroe e che, invece, tende a restare in una situazione di miseria, aspettando pazientemente di esplodere per illuminare coi propri frammenti la vita degli altri.
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