lunedì 17 giugno 2013

i fonemi di carlo pace

È stata sicuramente una delle fasi più interessanti della sperimentazione di Carlo Pace. I Fonemi si collocano all’interno della sua esperienza segnico/informale,  in un periodo tardo, verso gli anni Novanta, quando l’artista sentì l’esigenza di concentrarsi sull’essenzialità di un segno che fosse in grado di ridefinire il rapporto tra la materia e lo spazio che la conteneva.

Per comprendere la particolarità di questa produzione è opportuno fare un piccolo confronto con le Spine dorsali, unanimemente considerate emblematiche nella carriera di Pace. Queste pitture, fortemente materiche, dal punto di vista formale, sono più poderose, sono frammenti archeologici che emergono dalle sabbie del tempo. Esse sono affioramenti di dolore che sottolineano al fragilità dell’esistente, autentici “ossi di seppia” che comunicano poeticamente la povertà della vita. I Fonemi sono più leggeri, sono suoni ripetuti che riecheggiano nel vuoto e nella solitudine. Se si osserva attentamente la struttura di questi lavori, si comprenderà che essi appaiono bloccati in compatti sfondi monocromi e si manifestano con la rapidità di una luce che si accende e si spegne. La loro breve visibilità è colta da Carlo Pace nello spezzettarsi della linea che li contraddistingue e, forse anche per questo, si percepisce che non si tratta dell’evocazione di suoni pieni, dotati di un’intrinseca armonia, ma della rappresentazione di stridori, di note altissime, ben al di sopra delle più usuali tonalità.

Che ci fosse un palese richiamo al suono è rilevabile fin dal termine “fonemi”, il termine che identifica questi segni. Curiosamente, negli stessi anni, alcuni musicisti come i finnici Pansonic o alcuni autori dell'area viennese, cercavano di dare al suono una valenza segnica, cercando di concretizzarli su oscilloscopi e schermi dei computer. L’intuizione di Pace sta nel fatto che forse, per la prima e unica volta, un artista non abbia avuto la necessità di ricorrere a dei simboli tradizionali per raccontare la musica, cogliendo in questo modo la possibilità di unire invece in modo assai particolare la musica alla pittura, quasi descrivendo proprio gli spartiti di quella stessa musica elettronica che, adoperando un altro linguaggio, si palesava in una diversa sperimentazione.

Nessun commento:

Posta un commento