sabato 18 febbraio 2017

italiancode_feat. maurizio galimberti

ITALIANCODE è un collettivo di artisti formato da Stefano Albertini, Luciano Bobba e Max Portale. L’idea alla base del loro percorso artistico è quella di confrontarsi con l’opera di Mimmo Rotella, autore di uno dei passaggi creativi più interessanti della seconda metà del secolo scorso. In questo modo, adoperando le mappe urbane di Milano, usate come vere e proprie tele, essi costruiscono dei percorsi che identificano artisticamente i luoghi principali della città.



I luoghi sono proposti con le tecniche caratterizzanti il lavoro individuale dei tre artisti, così da offrire un saggio di integrazione e di contaminazione delle arti quanto mai aggiornato. Ciò che viene rappresentato è la città, i suoi segni, i suoi colori, lo spazio condiviso dalle persone che quotidianamente lo riempiono con le proprie tracce. Mimmo Rotella è reinterpretato in chiave ironica, attraverso una sorta di recupero di elementi che definiscono un nuovo sistema visivo.



organizate nello stesso linguaggio delle opere di ITCOD, trovano posto alcuni lavori di Maurizio Galimberti, lavori altrettanto ironici che propongono, nell’ottica mimetica e interpretativa di Rotella, lo stesso fotografo in pose e in “abiti” cinematografici, che così risponde alla creatività dell’artista calabrese. Assai interessante è pure un lavoro che integra con alcune polaroid i percorsi urbani del gruppo.

giovedì 9 febbraio 2017

i disegni di guerra di pietro morando

Come già ribadito più volte, Pietro Morando fu un artista di notevole talento che però non riusci mai a affermarsi in modo adeguato al livello che gli competeva. Eppure, vi è una parte del sua lavoro, quella che documenta la sua esperienza di soldato al fronte durante la Prima Guerra Mondiale, che potrebbe collocare il pittore alessandrino tra i più interessanti testimoni della tragedia che sconvolse l’Europa proprio un secolo fa.



Morando realizzava i suoi disegni in momenti di tranquillità, quando si dilatavano le attese dell’azione e egli appuntava su dei fogli di carta le esperienze vissute. Egli era effettivamente libero di interpretare la realtà in cui si trovava immerso, tramandando un racconto che non ha nulla di epico, apparendo per certi versi antieroico, quotidiano, privo di quegli afflati idealizzanti di cui è permeata certa produzione analoga.




Il terrore per l’esplosione, il rannicchiarsi del fante che cerca di porre un rimedio all’ineluttabilità della situazione, il ferito alla testa intontito e choccato, sono brani di una forza espressiva che, come scrive Alberto Ballerino (curatore insieme a Rino Tacchella della mostra alle sale d'arte contemporanea di Alessandria) pone Morando “tra gli interpreti più efficaci della catastrofe dell’uomo nella prima guerra mondiale”. Nell’opera che l’artista ha realizzato sulla guerra non esistono né vincitori né sconfitti, egli rappresenta un’umanità devastata, attaccata alla vita, un’umanità che prende coscienza del proprio limite e che si rassegna alla sopravvivenza. Per questo Morando, con non comune capacità espressiva, non è solo un aedo della guerra, ma anche, e soprattutto, un pittore di uomini.

(vedi anche: Morando pittore di guerra su questo stesso blog)

mercoledì 8 febbraio 2017

l'astrattismo di bruno aller

 Bruno Aller è uno dei più importanti maestri dell’astrattismo contemporaneo. Il lavoro  di Aller ha una conduzione rigorosa, quella di “un artista intellettuale che si interroga sull’essenza dell’arte, senza che il pensiero soffochi la creatività e il gesto” (Simona Pandolfi). Essa parte da una riflessione sulla forma, una forma che talvolta appare disarmonica ma che è la base per la creazione dello spazio pittorico in cui essa compare.



Continuando in questa direzione, la forma elaborata da Aller ha una valenza progettuale precisa, ma si avvale anche di quello che egli definisce “valenza emozionale”. In tal modo il maestro romano costruisce un impianto segnico e cromatico che a tutta prima risulta chiuso, finito, ma che invece lascia delle sezioni che sono degli autentici punti di fuga attraverso i quali l’opera potrebbe continuare, o meglio, ricominciare a manifestarsi in un continuo divenire.




In questo modo la pittura di Aller diventa per l’osservatore un luogo di riflessione: l’opera è ipoteticamente in continua crescita, e in questo modo anche il fruitore assume su di sé la possibilità di crescere e modificarsi, e proprio attraverso il combinarsi di queste due azioni può contribuire, anche in piccola parte, a modificare il mondo.