venerdì 9 gennaio 2015

riccardo guasco... campionissimo me

Quando si fa riferimento a Riccardo Guasco, spesso si ricorda il giudizio comparso sulle pagine di “La Repubblica” che lo annovera tra i migliori illustratori italiani. Per questo, per comprendere lo spirito del lavoro di Guasco è opportuno prima di tutto chiarire il significato del termine “illustratore” . Con un po’ di pedanteria, il termine deriva dal latino e ha nel suo etimo un riferimento all’illuminazione. Ampliandone il senso, esso identifica colui che correda con delle figure un testo, quindi “illumina” o “rischiara” ciò che qualcuno ha detto o ha scritto.



Illustrare è dunque un’arte complicata perché, in un’unica figura di sintesi, si deve tenere conto del senso profondo di un testo e si deve essere capaci di incuriosire, di attirare l’attenzione dell’osservatore. Guasco nella sua ricostruzione grafica sembra abbracciare tutti i campi della comunicazione visiva, in particolare nella reinvenzione della natura e nella creazione di ambienti artificiali dove le sue simbologie sono a volte magicamente complesse. Questa, probabilmente, è la chiave per intendere meglio la sua ricerca che, come nell’opera di  Depero, artista da cui ha sicuramente tratto qualche ispirazione, diventa poesia.



La sua arte è impostata sull’uso di linee semplici, spigolose, che si riempiono di pochi colori vivaci, a volte addirittura stridenti. Le immagini di Guasco che in questo caso riguardano il tema del ciclismo hanno un piacevole senso dinamico, quasi egli operasse una rivisitazione più contemporanea e più pacata del Futurismo.  Nel suo lavoro si intravedono delle sfumature oniriche che probabilmente nascono da un’esigenza interiore, intuizioni che pongono i suoi disegni in perfetta sintonia con il clima culturale del nostro tempo, volto a ricercare in un particolare “mito” un valore unificante e caratterizzante.




“Rik”, pseudonimo dell’artista, con i suoi disegni ironici e poetici, ci riporta a al centro di antichi duelli, ci conduce sulle strade percorse dal Tour o dal Giro, ci racconta con l’essenzialità del suo tratto tutto un mondo che nella sua disarmante semplicità ci appare così ricco di valori da esaltarci e piacevolmente appagarci.

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