venerdì 6 novembre 2015

la luce come segno di vincenzo satta

La ricerca di Vincenzo Satta si è sviluppata su due differenti percorsi, uno più teso all’analisi delle geometrie segniche, l’altro inteso a indagare i rapporti tra realtà e luce. Le sue opere spiccano per la diafanità complessiva, per la resa di quel senso di impalpabilità che appartiene alla realtà fisica della luce.




La stesura di pigmenti che egli adopera sembra compenetrarsi allo spazio che circonda la sua tela, offrendo un mezzo che tende ad avvolgere chi osserva. La sua opera risulta essenziale, limitata a pochi tratti che, apparentemente, compongono un’unica immagine. 



Eppure, trascinati da un vortice intenso e piacevole, quei segni che si staccano dal luminoso fondo monocromo, si trasformano in citazioni dotte provenienti da riflessione che il maestro ha compiuto sulle Storia dell’Arte.  infatti, gli spazi di Satta si aprono su visioni pierfrancescane e belliniane e dialogano con le più alte espressioni culturali umanistico/rinascimentali. In sostanza, queste forme risolvono in parte il problema dell’interpretazione della figurazione quattrocentesca riducendola all’essenzialità più estrema. Satta offre la sintesi di un discorso di enorme impatto emotivo che riesce a contenere la totalità di realtà intellettuale attraverso la sovrapposizione evocativa di intensi tratti cromatici.


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