lunedì 18 novembre 2013

alberto boschi: oltre il nero oltre il colore

Due aree nettamente separate dello spazio espositivo ospitano un significativo numero di opere di Alberto Boschi; da una parte gli esiti della grafica, dall’altra i lavori pittorici. Ma la divisione tra i due gruppi di opere è solamente tecnico, poiché, dal punto di vista spirituale e estetico i soggetti trattati da Boschi sono gli stessi.


Boschi ama rielaborare ciò che gli offre la natura che lo circonda. Egli è un pittore che interagisce con la realtà, si lascia penetrare empaticamente da questa per donare alla vista un prodotto di altissima qualità pittorica. L’avvicinamento alla sua opere avviene attraverso la percezione della ricchezza cromatica della sua tavolozza che egli adopera totalmente, costruendo le migliaia di sfumature alla base dei suoi componimenti. A volte, come avviene in alcune opere grafiche, i colori sono dei lampi che riescono a equilibrare dinamismi centrifughi infine costretti a situazioni di calma primordiale; a volte, come invece appare più evidente nel lavoro pittorico, i colori sono parte di un processo in divenire, un immergersi ravvicinato nella ciclicità stagionale alla quale Boschi partecipa con tutto se stesso. In questo caso il colore che appare dapprima confuso, sembra poi mischiarsi in densi gorghi magmatici che si dissolvono in apparizioni di forme che finiscono per costruire parti di universo assolutamente riconoscibili.



Il secondo step percettivo è indirizzato a far comprendere l’elemento segnico. Si tratta di un processo consequenziale a quello cromatico, poiché la stesura stessa del colore sulla tela o, per la grafica, l’incisione della lastra di zinco, determina una sottile linea di confine tra una tinta e un’altra, tra un’area più marcata e un’altra. È proprio questa linea di confine che diventa immediatamente quel segno su cui Boschi comincia un’azione gestuale che dimostrerà l’adattabilità della materia. In questo modo la materia è costretta di volta in volta a assottigliarsi fino alla diafanità o a raggrumarsi fino alla tridimensionalità. Le superfici tendono così a modificarsi, dando l’impressione di potenti variazioni telluriche, di innalzamenti e sprofondamenti, di un filosofico trascorrere del tempo che per Boschi diventa elemento essenziale nella descrizione del sua straordinaria realtà.

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