martedì 26 novembre 2013

paolo borrelli, donne con i fiori nei capelli

Una tavolozza ridotta ai minimi termini per compiere una produzione monocromatica. Ciò che si nota immediatamente nella produzione più recente di Paolo Borrelli è questa essenzialità. Di fatto le sue figure, apparentemente semplici,  sono regolate su strutture geometriche dai rassicuranti contorni sinusoidali che si riempiono di un’insolita tonalità ricavata dall’elaborazione di un colore primario. Se il livello di giudizio si fermasse a questo punto si rischierebbe di non comprendere né la qualità estetica del prodotto di Borrelli, né la sua potenza simbolica.


Le sue figure emergono da un compatto fondo argenteo e sembrano distaccarsi tridimensionalmente da esso. In questo modo le forme sembrano prendere corpo, sembrano trasformarsi in citazioni di artefatti antichi. Esse diventano degli idoli cicladici dai ventri dilatati, veneri che richiamano la fecondità e la forza generatrice della natura femminile. È chiaro che questo discorso è condotto da Borrelli con una certa ironia poiché queste figure ornate (o forse impregnate) di fiori, sembrano delle ombre in cui si rispecchiano meraviglia e autocompiacimento femminile, esposizione di vezzi totalmente muliebri che si palesano in tutta la loro più pura evidenza.
La donna di Borrelli ci appare in tutta la sua sensualità, autentica protagonista di un gioco della seduzione che ci viene evocato anche dalla serie di opere dal titolo “Lingerie”. Non si tratta di citazione Pop, non c’è il carico esasperato di certa pittura provocatoria. Anche in questo caso l’artista sa comprendere che la forza dell’immagine sta nella sua ridotta essenzialità, nell’evocazione di una forma che ci riporta a dei segnali che noi percepiamo in tutta la loro composta finezza. Borrelli sembra richiamarsi a quelle figurine di cartone che le bambine amano coprire di vestiti dello stesso materiale: egli costruisce qualcosa di analogo, qualcosa che appare come le carte di un gioco da adoperare con sorridente malizia.


Ciò che egli produce non deve essere per forza letto come qualcosa di sequenziale. Egli, come è solito affermare, si avvale di forme e colori dispersi attorno a se stesso. Essi sono il suo bottino che trattiene e conserva, lo rimastica e lo ripete come una strofa. Sono forme che gli appartengono, nelle quali egli cade dentro, si impiglia, si appiccica.

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