sabato 2 agosto 2014

notazioni all'outlet di serravalle 2

Si tratta, di fatto, di un percorso, un percorso che si snoda tra le vie dello spazio outlet di Serravalle. È sufficiente camminare in questo luogo, dunque, per imbattersi in opere d’arte che appaiono nella loro monumentalità al’improvviso, suscitando la curiosità di chi passa, e offrendo così uno spaccato del’attività di alcuni artisti attivi nella provincia di Alessandria, secondo una precisa scelta operata dal curatore.



Le opere sono unite dal tema della musica. Alcune lo ostentano in modo palese (come avviene per Francescon, Tamburelli e Boggeri); per altre invece, è necessario individuarne il valore simbolico e decifrarne un senso che comunque riesce sempre a essere identificato (in modo più facile, come per Bonardi, Ivaldi, Fallini, Marchelli e Arecco; in maniera più criptica per Crosio, Bonaldo, Mega, Porta, Laugelli  e Saldì). Si tratta di opere che si collocano all’interno di un discorso fortemente contemporaneo per il quale, al dato di mera visibilità, si devono aggiungere spesso numerose stratificazioni di significati che ne completano il carattere e ne rendono entusiasmante la decifrazione.




Le opere esposte dimostrano un aggiornamento capace di porle in un contesto culturale assai aggiornato, totalmente al passo con le più interessanti sperimentazioni europee, con contaminazioni che riconducono ai termini di una ricerca che affonda le sue radici in almeno mezzo secolo di sperimentazione. È curioso osservare, per esempio, come si sia ricorso a un numero incredibilmente diversificato di materiali per giungere alla creazione di questi lavori. È quasi come se gli artisti, unendo idealmente le loro opere, abbiano voluto far vedere quante siano le possibilità materiche della plastica contemporanea, offrendo un saggio che dimostra quanto si possa considerare “scultura” qualsiasi lavoro tridimensionale, a prescindere dai materiali adoperati e includendo assemblaggi di oggetti, installazioni spaziali e video in ambienti chiusi e all’esterno. Con un pubblico ormai abituato a accettare compenetrazioni e contaminazioni varie, si saprà apprezzare l’uso di queste diverse interazioni – comprendendo come possibile anche quella tra luogo e opere – , accettando come valida e normale anche questa compresenza. 


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