venerdì 9 ottobre 2015

la materia morbida di peter weber

Il modo che Peter Weber ha di approcciarsi all’attività plastica è assai particolare. Egli non scolpisce la materia nel senso tradizionale del termine, ma agendo con essa le dà quella valenza tridimensionale che a rende assimilabile a un rilievo contemporaneo, a una scultura perfettamente calata nel gusto estetico della nostra epoca.



Weber lavora preferibilmente con ampie porzioni di tessuto, con spesse e morbide“tavole” di feltro, che piega, senza mai tagliare nulla, in modo da ottenere delle regolari forme geometriche. Il rilievo, nel contesto monocromatico della struttura ottenuta, è dato dalla creazione di ombre che definiscono la profondità delle aree. A volte l’opera appare come un serrato incrociarsi di linee, altre volte le tensioni della stoffa sono  sciolte in un panneggio che sembra dare un valore liquido alla struttura, liberandone una parte e lasciando al tessuto la possibilità di diventare altro.




Weber opta per un tipo di arte minimale dietro alla quale si nasconde una riflessione sulle tensioni che stabiliscono i rapporti di forza tra le piegature della materia. Il suo lavoro risulta a metà strada tra il razionalismo e l’organico. Le sue pieghe sono compresse da pressioni che tendono a dilatare gli spazi per giungere a una impossibile situazione di quiete, spazi nel quali la luce penetra creando ulteriori e continui momenti di contrazione, quasi come se la materia respirasse e avesse una vita propria.


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