martedì 27 novembre 2012

lucio passerini al triangolo nero di alessandria

Il valore artistico di questa mostra è notevole poiché essa presenta  alcuni esempi dell’opera di Lucio Passerini, artista, incisore, editore di raffinati libri composti e stampati a torchio, considerato tra i più importanti esperti della tecnica xilografica a livello internazionale. Appunto la xilografia, un procedimento particolare, che permette di ottenere delle stampe attraverso il taglio di un blocco di legno di media durezza o duro, dal quale vengono asportate parti di superficie fino a lasciare un disegno pronto a ricevere l’inchiostro, è il campo privilegiato dell’azione estetica di Passerini. Con essa ottiene delle strutture estremamente semplici, delle aree sulle quali si distendono dei regolari segni geometrici che ricordano la trama di un tessuto. Ma, anche se sembrerebbe contraddittorio,  è l’assenza di segni che trasforma queste opere in qualcosa di straordinario. È la percezione del nero compatto che “colora” ampie superfici cartacee a dare un effetto unico. Lo sguardo è attirato da quel vuoto che si disperde in una sorta di infinità spirituale. La sensazione è ipnotica, simile a un fluttuare in una situazione priva di spazio e di tempo.
Ma, dopo aver riflettuto di fronte a questi lavori, il nero non è assenza, perché è il segno ripetuto migliaia di volte. La bellezza di queste incisioni sta, in effetti, nella concretizzazione di una ripetitività che offre un senso di completezza, un qualcosa che diventa allegoria del gesto, della pazienza dell’artista che attraverso la sua capacità di vedere le cose in una determinata maniera trasforma delle strutture elementari in poesia. L’arte di Lucio Passerini va affrontata con grande rispetto, rinunciando alla visione tradizionale dei lavori, ma optando per un rapporto di coinvolgimento totale con essi, cioè che non escluda a priori l’intervento degli altri sensi ai quali spetterà, insieme alla vista, il compito di partecipare all’avvolgimento organico che sembra denotare questi lavori. Per ottenere questo risultato, Passerini procede contrapponendo alla materia della superficie bianca e immobile del foglio, quella nera del segno, che si distende con la sua assolutezza di piccole varianti diventando alternativa e vitale. Analoga è l’estetica dei rubber prints, nei quali l’immagine è costruita con un modulo intagliato nella gomma e adoperato come un timbro. 

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