venerdì 30 novembre 2012

piero mega a castellazzo (Limes)

RIFLETTERE SUL LIMITE

La miglior cosa sarebbe scrivere gli avvenimenti giorno per giorno.
Jean-Paul Sartre, La Nausea.

Tra l’universale e il particolare non si interpone filosoficamente
 nessun elemento intermedio, nessuna serie di generi o di specie.
Benedetto Croce, Breviario di Estetica.

Il mondo non è il nostro mondo, neanche potenzialmente.
Può essere parzialmente o largamente incomprensibile
per noi, non solo perché ci mancano il tempo e la capacità
 tecnica di acquisire una completa comprensione di esso, ma
 a causa della nostra natura. L’idealismo, la visione per cui quello
che esiste nel senso più ampio deve essere identificato
 con quello che è pensabile da noi nel senso più
 ampio, è un tentativo di ridurre la grandezza dell’universo.
Thomas Nagel, Uno sguardo da nessun luogo.

Le fotografie scattate da  Sammy Paravan [i] riescono a cogliere l’aspetto fondamentale dell’arte di Piero di Mega. Esse permettono all’occhio di appropriarsi della forza della materia con la quale l’artista tortonese realizza  questi lavori. L’azione pittorico/gestuale di Mega è quella di tracciare un sistema di pigmenti che riescono a farci intuire una possibile soluzione ordinata a fronte di una situazione di confusione magmatica iniziale. In effetti, il senso più profondo di questa fase creativa di Mega è quella di dare un’interpretazione della realtà che ci circonda al termine di una riflessione filosofica, di illustrare con i mezzi che gli sono propri lo sviluppo di un pensiero, di cercare, attraverso il riferimento alle teorie opportune, di spiegare quel cambiamento che ha dato origine alla vita: ci deve essere stato un momento in cui l’universo era “qualcosa” senza regole, un indefinibile composto di non-materia, e poi, ecco, ci fu la materia. È difficile spiegare che cosa avvenne. Sicuramente alla base ci fu un evento razionale, ricercato dalla fisica ma attualmente non ancora provato. I filosofi presocratici provarono a spiegare ciò che avvenne e parlarono di due momenti distinti: il kaos, per indicare lo stato di disordine iniziale, la mescolanza di tutti gli elementi  precedente l’ordine, cioè il  kosmos, appunto il secondo momento. Fu anche attraverso il mito che si diedero delle risposte, indicando generalmente la volontà di un’entità superiore come principio delle cose.
Mega traduce nelle sue opere questo misterioso accadimento tracciando un orizzonte. La linea che taglia lo spazio dividendo la terra dall’aria, o l’acqua dal fuoco, è il primo segno nel quale percepiamo un ordinamento dell’universo. Immediatamente, però, ecco che si crea un confine, un limite, qualcosa che pone una regola, un concetto che Mega identifica con il termine latino LIMES. È un paesaggio da “alba della creazione” quello che si vede, l’azione ordinatrice non si è ancora conclusa e miliardi di frammenti di luce stanno fluttuando nelle due porzioni di spazio controllate pittoricamente da Mega. È una sensazione strana quella che ci afferra nel momento in cui ci si pone a contatto con questi lavori, una sensazione quasi avvolgente, un ritorno indietro verso ciò che ci portiamo dentro e che per qualche istante riusciamo a intuire.
Il LIMES però nasce come limitazione[ii]. Per contro, anche se potrebbe sembrare un’affermazione inopportuna che rasenta la provocazione, il caos rappresenta la libertà assoluta, svincolata da qualsiasi schema. L’ordine è costrizione, è etica. L’ordine impone il punto di vista, ci dà i principi della catalogazione e della gerarchizzazione. L’ordine è una grande gabbia nella quale ci si riesce a muovere con una certa autonomia. Mega, per completare in modo più chiaro la sua opera, inserisce in alcuni dei suoi lavori dei limiti fisici per simbolizzare il confine imposto. Con questi ottiene delle superfici regolari che affiorano prospetticamente dal rosso argilloso di un composto che mischia colle e pigmenti alla terra della Frascheta, l’area pianeggiante che si estende tra Alessandria e Tortona. Un ready-made di oggetti recuperati dagli scarti dai cantieri sparsi ai confini della città completa l’opera. Tutto appare più triste rispetto all’azione in divenire dei lavori cosmologici, lo spazio è condizionato da un monocromo ossessivo, un deserto da fine del mondo, un vuoto marziano dominato da una sorta di tomba.
Quelle citate, proposte a coppie, sono opere che devono essere pensate come complementari, anche se così apparentemente lontane. Esse, sempre legate tra loro,  sembrano porsi come Alfa e Omega, come principio e fine, come i due punti definitivi al di là dei quali non si può andare. Esse sono il confine, la sua sublimazione, l’allegoria dell’unica certezza, quella del corso della vita compresa tra la nascita e la morte, che ha ogni vivente. Sono i due punti che pongono i limiti alla linea dell’esistenza, il cui  senso può essere spiegato soltanto dalla filosofia. Un compito importante per questa disciplina. Centinaia di idee, di intuizioni che vogliono arrivare alla verità, una ridda di nomi che con il loro lavoro hanno cercato di squarciare il fitto velo che ci isola all’interno di un sistema complesso. Due poli: Atene e Berlino, i luoghi che sono stati capaci di creare le basi del pensiero occidentale. Cartigli che ricordano i principali filosofi si susseguono su una struttura che sembra la Via Lattea, esplosioni di intuito che hanno brillato per la serietà dei loro discorsi, che hanno cercato di spiegarci la loro verità. Forse è solo una mappa, più probabilmente un terreno di confronto sul quale dobbiamo muoverci per comprendere l’arte di Piero Mega.


[i] Catalogo della mostra Piero Mega Limes, Palazzo Salmatoris, Cherasco, 23 giugno-15 luglio 2012. Le foto in questione,  si incentrano sulla descrizione macroscopica di alcuni particolari delle opere esposte durante la rassegna, particolari che documentano soprattutto l’aspetto tecnico, estremamente materico, del più recente lavoro di Mega.

[ii] Il termine italiano limite, infatti, deriva dall’accusativo della parola latina limes (limitem), forse di origine indoeuropea, e ha mantenuto l’originario significato di confine.

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