lunedì 21 aprile 2014

1976/1981: cinque anni di ricerca artistica di gianni baretta

Si tratta di una serie opere prodotte da Gianni Baretta nel quinquennio 1976/1981, opere che permettono di riflettere sul rigore di questo artista, per certi versi libero e autonomo, la cui ricerca sul segno appare come uno dei più evidenti motivi conduttori del suo lavoro. Ma non si tratta soltanto di questo, poiché si scopre anche quanto sia fondamentale l’attenzione per l’aspetto luministico, il valore della materia e la suggestione poetica e musicale che si trova alla base di alcuni suoi lavori e che si traduce in epifanie di geometrie ben definite.


Lasciando da parte i lavori in cui Baretta ridefinisce i rapporto con la cultura mitteleuropea (soprattutto Klee, Kandinskij e Kubin), si intuisce fin dai primi saggi pittorici datati 1976 il progredire del suo lavoro. Questi oli si impongono per l’estrema rarefazione pittorica, anche se non viene mai meno l’interesse per il segno strutturato in ritmiche sequenze.
Risultano però cariche di dramma le opere successive, opere in cui l’artista si pone di fronte alla materia. Baretta, pioniere in questo tipo di ricerca, costruisce delle superfici monocromatiche costituite da una compatto stato di carta pestata. Egli riduce il foglio di giornale a un magma che assume una corporeità murale, sembra diventare parte di un arriccio, con una tattilità ruvida che nel suo palpitante aggetto costruisce un’epidermide sottilmente increspata, carica di poetica vitalità. È allora che questa sensazione prettamente tattile si evolve, aggiungendo elementi di ispirazione musicale, descrizioni di arpeggi che trasportano l’osservatore a contatto con segni liquidi che si dilatano sulla superficie per definire l’echeggiare di una nota. È una pittura “sospesa” che sembra ripetere all’infinito quell’attimo in cui la musica jazz sussurra la sua sofferenza.



Seguendo idealmente queste note, si perfezionano le opere che nascono come citazione storico/artistiche e poetiche. Il grande “Trakl-Klimt” del 1981, in pasta di carta, permettere di comprendere quale grado di unione possa mettere in relazione la poesia di Trankl alla pittura di Klimt, un’ideale convivenza culturale che trasforma la poesia in colore e il colore in sensazione.

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