mercoledì 7 agosto 2013

carlo pace: l'opera grafica

È una parte della produzione artistica di Carlo Pace poco conosciuta, anche se perfettamente ascrivibile allo spirito di sperimentatore dell’artista alessandrino. Infatti, anche i lavori di grafica si collocano in tal senso all’interno della sua sterminata produzione, fatta di tante fasi che, in estrema sintesi, lo hanno portato a indagare i segreti della materia, quasi fosse un alchimista che cercava di estrapolarne il contenuto più nobile.
Dunque, anche in questi lavori si palesa il carattere di Carlo Pace. Ancora una volta, assume un ruolo da protagonista il segno, tracciato con angosciata maestria, un segno che arriva dalla terribilità tellurica delle spine dorsali, dal silenzioso fluttuare in densi liquidi amniotici del fonema. In queste incisioni – forse sarebbe più opportuno parlare di graffi, di unghiate tracciate con forza sulla lastra di metallo – quasi tutte realizzate durante gli anni Ottanta (gli stessi dei fonemi), oltre all’elemento specifico del segno, rilevabile ad una più immediata lettura dell’immagine, si notano dei particolari che inducono a confrontare questi lavori all’interno della propria produzione, rilevando che, in fondo, il proposito di Pace era quello di operare una sorta di astrazione che desse una risposta al modo in cui la forma diventa superficie, trasformandola in struttura organica.
In questi termini si evidenzia un lavoro che ha almeno due fasi di sviluppo, due fasi tradizionali in cui il pittore elabora mentalmente una situazione per poi rappresentarla nell’incisione secondo una sua particolare sensibilità. La forza di queste opere sta proprio nel fatto che esse vengono realizzate badando soprattutto alla volontà di dare un’immagine percettiva della realtà di Pace. Essa viene evocata come complesso di forme che danno un’idea di una forma di riferimento. Chi osserva cerca di individuare dei riferimenti tranquillizzanti all’interno di un gorgo materico. All’istintivo tentativo di cercare una sicurezza nell’attaccarsi alla leonardesca teoria delle forme, si sostituisce un fluttuare in un universo le cui dimensioni non possono essere messe in relazione a nulla.

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